OSSERVAZIONI SULLA MOSTRA
L’AVVENIMENTO SECONDO GIOTTO
“Il cristianesimo non è una dottrina, non è una teoria
di ciò che è stato e di ciò che sarà dell’anima umana,
bensì la descrizione di un evento reale nella vita dell’uomo”
(Ludwig Wittgenstein)
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- Giotto usa la sua grande capacità artistica per dare espressione ad un avvenimento ben preciso: il fatto di Dio resosi presenza umana in Gesù di Nazarteh.
- Non ci sarebbe Giotto senza Francesco: è proprio mettendosi alla sequela spirituale del Santo di Assisi che il grande pittore impara a guardare all’evento di Cristo. Francesco infatti aveva insegnato a tutta la cristianità a prendere “alla lettera” questo evento, mettendosi a seguire Cristo riconosciuto come permanentemente presente nella sua Chiesa.
- Giotto prende sul serio questo metodo. Il richiamo di Francesco si sposa con la sua genialità espressiva che tenta proprio di dare voce alla realtà così come essa è, fino al punto di essere il primo a intuire le leggi della spazialità prospettica e altri aspetti di ‘realismo antropologico’: chiaro-scuro per dare profondità ai volti e ai corpi, espressione dei sentimenti delle persone, attenzione all’anatomia reale del corpo umano.
- Egli così rappresenta l’avvenimento cristiano secondo modalità espressive nuove:
- segue il racconto evangelico ‘alla lettera’, con i personaggi e le circostanze indicate nel testo;
- colloca questi eventi dentro una condizione concreta di spazio e di tempo (prospettiva, elementi architettonici, natura, cielo, etc) per sottolineare il fatto che si tratta di eventi realmente accaduti;
- rappresenta i sentimenti e gli stati d’animo dei personaggi in scena, facendo uso delle espressioni dei volti, dei chiaro-scuri e soprattutto dell’intensità dello sguardo dei singoli uomini;
- evita qualsiasi arzigogolo o sovrastruttura rispetto all’evento considerato: lo espone nei suoi termini certi e semplici, senza aggiunte personali.
- L’immagine dell’avvenimento cristiano così rappresentato (‘re-ad-presentato’: di nuovo riconosciuto presente) sottolinea alcuni aspetti essenziali dell’evento stesso:
- esso è un’irruzione di un fatto assolutamente nuovo e imprevisto nella storia concreta degli uomini, l’irruzione di un ‘Altro’ dentro le vicende umane (vedi Annunciazione, natività e sostanzialmente tutto il resto);
- ciò che si presenta nel mondo è un uomo del tutto eccezionale, una personalità senza paragone: la persona di Gesù Cristo, punto di convergenza di tutte le scene rappresentate da Giotto, riconosciuta come pienezza di umano (colore rosso) e di divino (colore azzurro);
- questa presenza è oggetto di un incontro da parte degli uomini che lo hanno seguito o che lo hanno odiato: per tutti questi uomini si tratta di un incontro sconvolgente, di fronte al quale non si può non prendere posizione; Giotto è maestro nel saper fotografare la posizione che la libertà dell’uomo assume nei confronti di Cristo (sguardo, affezione, odio, sequela, tradimento, ascolto, chiusura, adesione, rifiuto, decisione, indecisione…);
- da questi incontri nasce attorno a Cristo una compagnia di persone che si riconoscono appartenenti a Lui e quindi unite tra loro (vedi soprattutto ultima cena, lavanda dei piedi, Pentecoste e anche Giudizio Universale): è la Chiesa, segno efficace del divino nella storia, continuità di Gesù Cristo nello spazio e nel tempo;
- il punto di arrivo dell’evento è la resurrezione di Cristo, ‘Victor mortis’ (vedi bandiera del Noli me tangere), vincitore della morte e quindi fondatore di una nuova realtà, di una nuova umanità: essa si compirà definitivamente nel momento escatologico (Giudizio universale), ma già ora è dentro il mondo come umanità più vera e alba del mondo nuovo (vedi Ascensione e Pentecoste), cioè la Chiesa.
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“Un avvenimento è qualcosa che irrompe dall’esterno. Un qualcosa di imprevisto.
E’ questo il metodo supremo della conoscenza.
Bisogna ridare all’avvenimento la sua dimensione ontologica di nuovo inizio
. E’ una irruzione del nuovo che rompe gli ingranaggi, che mette in moto un processo”
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