Rebora e la conversione

Segnaliamo l’editoriale su Il Sussidiario.net di lunedì 14 dicembre 2015 Rebora e la conversione

 

 

EDITORIALE
Rebora e la conversione
di Pigi Colognesi
lunedì 14 dicembre 2015

L’avventura poetica – e prima ancora umana – di Clemente Rebora è singolarmente avvincente.Giovane rampollo della borghesia milanese esprime tutto il proprio slancio ideale ed anche il suo scontrarsi con l’ottusità del circostante mondo imborghesito, parolaio, meschino, nella prima raccolta poetica, i Frammenti lirici del 1913. Poi la tragedia della guerra: la trincea, la decomposizione delle umanità e dei corpi, la paura e
l’insensatezza; ferito, torna nelle retrovie e viene riformato per le conseguenze fisiche e psichiche che si trascina dietro.
Nel dopoguerra progetta di scrivere (forse anche per distaccarsi, oggettivandola, dall’angoscia che il ricordo continua a provocare) un libro di poesie e prose sulla guerra; non riesce e si limita a pubblicare, nel 1922, la piccola raccolta dei Canti anonimi. Nel frattempo si butta nella professione di insegnante e nell’attività di conferenziere (apprezzatissimo, soprattutto dal pubblico femminile) che proclama alti ideali educativi e
spirituali legati alla tradizione mazziniana. Lentamente, però, si avvicina alla fede cattolica (era stato battezzato solo per convenienza sociale e cresciuto senza alcuna educazione religiosa) sia per personale riflessione sia per amicizie incontrate. A 45 anni riceve la cresima e dopo qualche mese decide che sarebbe diventato sacerdote
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